Fino al 30 giugno è un tesserato del Livorno, ma il suo passato a Padova ha lasciato un segno indelebile nel suo cuore. Per Giuseppe Pillon la sfida di sabato all’Euganeo sarà innanzitutto un crocevia di emozioni e sensazioni a 360 gradi. Al primo atto – la sfida dell’andata giocata a fine gennaio e terminata con un rocambolesco 3-3 – sedeva sulla panchina dei toscani, poco dopo lasciata a Novellino a causa di una serie di risultati negativi che hanno indotto il vulcanico presidente Spinelli a un cambio di rotta. Questa volta sarà costretto a seguire il match da semplice spettatore.
«Pensando a questo appuntamento – esordisce – prevale innanzitutto il rammarico per non esserci anche io. Avevamo fatto un girone di andata alla grande, chiudendolo a quota 35 (quinto posto, sei lunghezze sopra il Padova, ndr), ma poi si è verificato questo black out di quattro o cinque incontri che mi è costato la guida tecnica. È stato chiamato un bravissimo allenatore come Novellino, e dopo un periodo difficile, le cose sono andate meglio».
A completare l’analisi, con il nuovo tecnico il Livorno a viaggiato alla media di un punto e mezzo a partita appena sopra Pillon (1,35) che conosce come le sue tasche i punti forza dell’undici toscano: «Grazie a queste tre ultime vittorie, sta bene anche mentalmente. Ha buoni giocatori, dietro è molto solido e concede poco. Mancherà per squalifica Luci che è un giocatore molto importante, ma in avanti può contare su Dionisi che secondo me arriverà a grandi livelli».
Capitolo Padova: «L’ho visto dal vivo con l’Ascoli. Molto bene, ha fatto una partita perfetta ed è stato padrone del campo. In questo momento ci sono entusiasmo, consapevolezza dei propri mezzi e organizzazione, Dal Canto ha fatto un ottimo lavoro». Ci sono pure i singoli interpreti: «Italiano ha grandi qualità per questa categoria e sa dare i tempi giusti alla squadra, mentre El Shaarawy è un vero talento».
Difficile però immaginare un copione simile a quello dell’andata, caratterizzata da sei reti. «La gara si annuncia difficile per entrambe, equilibrata e molto tattica, anche se si giocherà per i tre punti perché ritengo che un pari non serva a nessuno. Immagino un Livorno attento a non concedere spazi, difficile da bucare e pronto a ripartire. In questo modo sa fare male». Non è un caso, dunque, se in trasferta ha finora vinto sette volte, cinque delle quali durante la gestione Pillon. All’Euganeo però ci sarà il pubblico delle grandi occasioni e questo potrebbe rimettere in equilibrio le cose: «Il calore della gente si fa sentire, anche se si gioca all’Euganeo. Per esperienza personale, però, posso dire che la muraglia umana dell’Appiani faceva venire i brividi. Correvi anche se non ne avevi più e ricorderò sempre le sensazioni vissute su quel terreno di gioco».
Dopo un simile amarcord, viene dunque spontaneo e inevitabile chiedere per chi batta più forte il cuore, pur consapevoli della sua attuale situazione contrattuale. «Non tifo per nessuno – replica – perché non è giusto, essendo fino a giugno un tesserato del Livorno. Sapete anche che con Padova ho un legame molto forte. Ci ho giocato per quattro anni e ho fatto pure l’allenatore; non è andata bene (esonerato nel campionato di B 1997-98, ndr), ma quella esperienza mi ha comunque insegnato molto».
Fonte | Il Gazzettino
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Pillon parla al Gazzettino di Padova-Livorno
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